Gli universi DELLA Rappresentazione Audiovisiva e Multimediale

La parola più consueta, messa al posto giusto,
assume un improvviso splendore.
È di questo splendore che devono brillare le tue immagini

Robert Bresson

La rappresentazione, innanzitutto: rappreṡentazióne s. f. [dal lat. repraesentatio –onis, der. di repraesentare «rappresentare»]

Per rappresentazione si può intendere, a livello generale e a seconda dell’accezione: da un lato il contenuto dell’azione del rappresentare, cosa vi è al suo interno, sia che configuri aspetti della realtà oggettiva sia entità e concetti astratti; da un altro l’atto della rappresentazione, cioè percepire coscientemente: nell’ambito della sensibilità esterna, oggetti come figure, segni, elementi plastici e simboli sensibili; oppure avvertire, nell’ambito della sensibilità interna, come risultato di un processo percettivo e cognitivo caratterizzato da una relazione più o meno diretta o elaborata con lo stimolo percepito, attività propria del pensiero.

Il termine audiovisivo (AV) si riferisce ad una tipologia di informazione costituita da suono e video racchiusa in un prodotto così mconformato; l’audiovisivi prevede nel suo iter l’ideazione, la creazione, la trasmissione, la riproduzione e la fruizione sonora e delle immagini, vedi come per il cinema, la televisione, i nuovi media ed ogni apparecchio predisposto.

La multimedialità è una forma di comunicazione, alla quale sono legati specifici mezzi e tecniche, caratterizzata dalla compresenza e interazione, dall’uso simultaneo di più linguaggi (testi scritti, immagini, animazioni, grafiche, suoni) attraverso uno stesso supporto o contesto informativo. Il vocabolo è composto e proviene dai termini latini multi e media (plurale di medium = “mezzo”, qui inteso come dispositivo di elaborazione, trasmissione e fruizione delle informazioni), è divenuto noto ai più a cavallo fra gli anni Ottanta e Novanta del secolo scorso.

Nel corso del tempo e degli sviluppi tecnico espressivi, il termine “multimedialità” ha assunto variegate e mutevoli connotazioni, ma sempre, come secondo lo studioso R. Maragliano, ha rappresentato la confluenza di tre principali filoni mediali e culturali: quello della carta stampata, portatrice di oggettività, analiticità, sistematicità e chiusura; quello dell’audiovisione, caratterizzata dalla soggettività, dalla globalità, dall’apertura; quella infine dell’interattività, dove funzione attiva, co-autoriale del fruitore prende vita. Anche la scienza psicologica ha contribuito con la sensibilità propria a definire il significato del termine, distinguendo essenzialmente due forme di multimedialità: da un lato avremo il formato di presentazione che utilizza più canali sensoriali; dall’altro il processo cognitivo che consente l’acquisizione di nuove conoscenze da più fonti tipologicamente differenti.

Il cinema (dal greco antico κίνημα, -τος “movimento”) è dalla fine dell’Ottocento l’insieme delle scienze, delle arti, delle tecniche, delle attività sapienziali e prettamente industriali e distributive che producono come risultato un prodotto filmico. Nella sua accezione più ampia la cinematografia è l’insieme dei film che, nel loro complesso, rappresentano l’espressione dell’intera galassia filmica, con tutti gli intenti e le peculiarità riscontrabili..

La cinematografia viene anche conosciuta con l’appellativo di settima arte (dopo Architettura, Pittura, Scultura, Musica, Poesia e Danza), termine coniato dal critico cinematograficopoeta e scrittore italiano Ricciotto Canudo nel 1921, quando diede alle stampe, nel 1921, il manifesto La nascita della settima arte, prefigurando così una feconda sintesi narrativa di spazio e di tempo.

Videomaker (per taluni versi analogamente a filmmaker, da “film” e “make”=”fare”, colui che “fa” i film) è un neologismo entrato nell’uso comune della lingua italiana, a seguito della larga diffusione delle apparecchiature di ripresa e montaggio, ora essenzialmente digitali. Per definizione, il videomaker è colui che cura personalmente le riprese e il montaggio dei suoi lavori, nonché non di rado l’ideazione e la scrittura degli stessi; occupandosi personalmente dell’intero processo creativo, produttivo e spesso distributivo delle proprie opere, a prodotti terminati, probabilmente seguirà e curerà in prima persona anche la diffusione attraverso i canali tv, web, social, oppure i festival di cinema e/o cortometraggi.

Il filmmaker, comunque, è in genere termine collegato più direttamente alla realizzazione di contenuti squisitamente filmici, all’interno del circuito cinematografico propriamente detto.